Come premesso nello scorso articolo, la processione presa in analisi ha caratteristiche proprie: commemorativa, penitenziale e riparatoria. E’ svolta quindi per chiedere perdono a Dio per un atto compiuto da una Donna verso il Santissimo Sacramento presente nel pane eucaristico. Immersa infatti un’ostia consacrata nell’olio bollente, questa ha iniziato a sanguinare perché divenuta carne.

A tal miracolo è accorso il Vescovo ed il popolo tranese che, raccolti i frammenti, li hanno condotti a piedi scalzi, nell’antica Cattedrale. Praticamente dal suddetto gesto, si è venuta a formare la primitiva processione di riparazione all’atto di incredulità. Momento che diede origine alla Compagnia dei Bianchi, con finalità eucaristico-penitenziali in città, proprietaria della processione stessa. Lungo i secoli, sino ad oggi, in città si svolge una processione che è rinnovo di richiesta di misericordia al Padre Eterno.

Il corteo riparatorio preso in considerazione è aperto da un palio-gonfalone. Un drappo nero riporta la sigla S.P.Q.R. a ricordo della presenza delle autorità imperiali durante la prima ed originaria processione di penitenza. A seguire vi sono le immagini sacre della Passione. Seppur modificata in alcuni aspetti, essa continua a ricordare il Miracolo eucaristico. Con l’invasione degli spagnoli del 1600 alla processione vengono aggiunte le immagini sacre della Passione di Gesù. Col trascorrere degli anni, ogni corporazione laica ha sentito l’esigenza di contribuire alla processione conducendo un “mistero” del martirio di Gesù. Di seguito si approfondisce ogni aspetto dell’oggetto:

  • CRISTO ENTRA IN GERUSALEMME

La prima rappresenta Cristo che entra in Gerusalemme. Per meglio comprenderla, bisogna citare il vangelo secondo Marco (11, 1-10): Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».

Il complesso scultoreo è interamente in cartapesta e raffigura Gesù affiancato da due pargoli. Il Signore nella mano destra tiene in pugno ed innalza dei rami di ulivo, gli stessi che i giudei spargono lungo il manto stradale; la mano sinistra invece è poggiata su uno dei due bambini raffigurati. Essa, pur aprendo il susseguirsi di statue, è la più recente ad essere stata aggiunta alla corteo sacro.

Nel libro “Storia dell’ostia miracolosa di Trani” (1989) dei proff. Spaccucci e Curci è ricordata l’ istanza del Sig. Giuseppe Peluso, priore della confraternita di San Donato. Datata 28 gennaio 1892, essa è una sorta di richiesta all’Arciconfraternita dei Bianchi per partecipare alla processione in oggetto. Viene quindi commissionata allo scultore Eugenio Maccagnani l’effige presa in analisi. La congrega intitolata al vescovo Donato ha cessato le sue attività di sodalizio attorno alla metà degli anni ’70 dello scorso secolo. Tutto ciò ha causato anche la chiusura della rettoria che ne porta il nome del presule. Infatti, sino agli anni ’90, a causa di detta interdizione, l’effige li esposta alla venerazione, non è stata condotta in processione per un notevole numero di anni. Solo con la riapertura del luogo sacro si procede al reinserimento del mistero.

La statua è condotta processionalmente il Venerdì Santo sera da quattro associati dell’Associazione Santa Maria del Pozzo, con sede presso la chiesa dei Cappuccini. L’immagine è situata presso l’aula liturgica della Basilica Superiore in Cattedrale. 

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